Nel 1897 anche il critico Sabatino Lopez iniza a pronunciarsi sulla Gramatica, ora impegnata come Prima attrice nell'impresa guidata da Luigi Raspantini ed Enrico Reinach. Con il giornalista Irma è legata da un rapporto di affettuosa amicizia protrattosi per molti decenni; in base alle confidenze epistolari ricevute, il critico attesta che per lei l'esibizione è una gioia ma anche un'estrema fonte di sofferenza, una sorta di trance mistica senza freni che, secondo lui, sarebbe opportuno arginare entro canoni estetici più composti e raffinati: «I suoi nervi li scuote troppo e se ne risente. Le sue lettere dicon questo spesso, che recitare è per lei una gran gioja, ma è anche un martirio. E se sapesse dominarsi un po', sarebbe bene. Il pianto a volte la soffoca davvero in scena; le scendono giù dagli occhi le lacrime che essa si beve, e le spezzano la parola; i capelli le si scompongono, le scendon giù per le spalle, cedono al pettine che li sosteneva, la voce si rompe, si fa rauca, ingrata. [...] Io insomma che pur sono realista impenitente, domando alla Gramatica una verità... a volte più composta, un gesto un po' più nobile, più rotondo, un'andatura meno libera. [...] L'attrice, così spontanea ed irruente com'è, vi dà quasi ogni sera un piacer nuovo. Poiché si abbandona all'impeto suo, voi non sapete fin dove arriverà quella sera. Ogni volta, a dir così, vi dà dell'inedito. Dove andrà a finire? Vi dite quando parte. E non lo sapete. Parte e va, e va, e va senza che nulla l'arresti, non l'applauso, non l'esitazione, la sorpresa dell'attore che recita con lei, va, va, va... e quando si ferma vi ha dato l'illusione assoluta della realtà e un po' di pena perché, anche se non soffre, vi pare che recitando a quel modo lì si debba soffrire» (Sabatino Lopez, Irma Gramatica, «Natura ed Arte», settembre 1898, giudizio antecedente al 1897). In una lettera inviata a Lopez nel 1898 Irma si impegna a seguire i suggerimenti dell'amico: «cercherò di abbellire voce e gesto anche nei momenti quando la passione irrompe» (Carteggio di Sabatino Lopez e Irma Gramatica, a cura di Guido Lopez, «L'Osservatore Politico Letterario», a. IV n. 2, febbraio 1958, p. 52).
Lopez torna anche sulla questione delle intermittenze interpretative, fornendo al riguardo un'amichevole giustificazione: «Non recita tutto ugualmente bene, e questo mi fa piacere. Quelle che recitan bene tutto, non sono destinate al trionfo, come tra gli scolari quelli che in tutto si meritavano il dieci dai professori, uomini, son rimasti talpe. Ella è eccellente nelle commedie in cui la protagonista abbia il viso e la vita triste, o abbia qualche gran dolore da rivelare o qualche grande ingiustizia contro la quale rivoltarsi. Allora trae dal petto gracile tal passione e tal potenza da farci meravigliare che da quella dunatta [donnina, in dialetto bolognese] possa uscir tanto fiato e tant'anima, allora è grande» (Sabatino Lopez, Compagnia Raspantini. Irma Gramatica-Enrico Reinach-Florido Bertini, «Il Secolo XIX», 20-21 dicembre 1897). Irma diventa così molto selettiva nella scelta delle parti da interpretare, rifiutando con ostinazione quelle che le sembrano inadatte al suo temperamento: «Forse è timida, perché è sdegnosa. Aspetta che gli autori vadano da lei - e cominciano a andarci - coi copioni in tasca. Allora li accoglie a braccia aperte - i copioni, non gli autori - desolata quando le commedie nelle quali sperava, non le piacciano. E non c'è, si può dire, lusinga o imposizione che valga: se il lavoro non le piace, non lo fa. - Non-lo-faccio. Avete capito che cosa vuol dire non lo faccio? Non lo faccio -» (Sabatino Lopez, Irma Gramatica, cit.).
Allo scadere del secolo le intermittenze, divenute ormai vera e propria cifra stilistica, continuano ad indignare la critica. Nel giugno 1899, con la rappresentazione all'Arena Nazionale di Firenze de La scuola del marito di Giannino Antona Traversi, l'attrice fiumana è accusata da varie riviste di aver appositamente sabotato la rappresentazione con un'interpretazione svogliata e trascurata. La Gramatica si difende pubblicamente con un articolo su «La Sera» (24 giugno 1899), in cui rivendica il compimento coscienzioso del proprio dovere artistico.
L'innovativo stilema interpretativo suscita l'interesse della critica nazionale che però non riesce a metabolizzarlo: su questo punto rimane la precisazione offerta da Virgilio Talli qualche anno dopo nelle sue memorie, quando afferma che Irma aveva determinato, «con un certo interesse nuovo che emanava dal suo modo di ‘non recitare’, la fortuna improvvisa» della compagnia (Virgilio Talli, La mia vita di teatro, Milano, Treves, 1927, p. 157). Ciò che inizialmente è percepito come un difetto inammissibile alla fine sarà riconosciuto come tratto distintivo dell'attrice e addirittura come vero e proprio punto di forza, segno della sua modernità. Forse proprio sulla scia dell'interesse suscitato dalle polemiche sull'interpretazione de La scuola del marito, pochi mesi dopo, al momento di scegliere gli elementi da coinvolgere nella sua nuova compagnia, lo stesso Talli punta sull'interprete fiumana come Prima attrice e socia co-intestataria dell'impresa.
La permanenza nella Compagnia Talli-Gramatica-Calabresi si protrae dal 1900 al 1906 e segna un momento importante nella carriera di Irma, che da una pratica professionale di stampo ottocentesco accede a una prassi spettacolare più moderna, avviata verso il teatro di regia. Talli infatti ricopre un ruolo centrale, da regista ante litteram: attento orchestratore dell'organico, supera il concetto di ruolo e seleziona vari interpreti primari che, specializzati in diversi generi teatrali, sono chiamati, se necessario, a recitare anche in parti secondarie. Come risulta da una lettera inviata al critico Stanis Manca, non datata ma scritta poco prima dell'inizio dell'attività della compagine, Talli sceglie l'attrice fiumana per il suo temperamento drammatico: «La compagnia è stata ideata e composta in modo da permetterci di poter passare dal dramma passionale, per il quale l'Irma Gramatica ha speciali attitudini, alla più ardita pochade. E ciò senza pregiudizi e senza rincorse, perché ogni genere d'arte, purché decorosamente e intelligentemente trattato, merita considerazione e rispetto» (lettera pubblicata in Donatella Orecchia, Aspetti di organizzazione e percorsi di poetica sulla scena: Virgilio Talli e la Compagnia del Teatro Argentina di Roma, «L'asino di B.», n. 6, gennaio 2002, p. 28, ora consultabile nel sito web http://www.lasinovola.it/).
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