Per questo la maggior parte dei critici che assistono alla sua interpretazione parlano di ‘trasognamento’, poiché il personaggio richiede un’immersione in uno stato di dormiveglia fra brevi slanci e ricadute nel torpore, oscillando fra i due momenti. Ruggeri riesce a comporre un personaggio astratto e nello stesso tempo umano, mistico, passionale, complesso. L’origine dell’interpretazione risale per Ruggeri alla lettura del testo fatta da D’Annunzio, tanto che egli afferma: «L’estasi di Aligi nacque forse in me dall’estasi con la quale ascoltai il suo canto dalla voce stessa del Poeta.» (Ruggero Ruggeri, Recitando d’Annunzio, in: «Scenario», 4 aprile 1938, p. 192).
Ruggeri si rivela quindi il più grande attore del suo tempo e, contro tutte le apparenze, il più moderno, poiché agli altri attori, che avevano ereditato dai predecessori ottocenteschi la voce possente e il gesto caricato, egli aveva contrapposto una voce flautata, melodiosa, una mimica sobria; egli si esprime con lo sguardo, con il silenzio, con le pause, mostrando così la modernità della sua arte, nutrita di una sensibilità.
Proprio attraverso le parole di un attore come Aroldo Tieri, che lo aveva conosciuto, si può concludere e bene rendere, con un esempio, l’eccezionalità della sua arte: «Come si esprimeva, sprigionava intelligenza. [...] In un salotto entra qualcuno e dice “Buona sera”, poi improvvisamente entra un altro e dice “Buona sera” e quel “Buona sera” è un’altra cosa, è entrata un’altra persona. Quando entrava Ruggeri era Ruggeri» (intervista telefonica inedita realizzata ad Aroldo Tieri il 25 ottobre 2001).
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